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Islam e scienza: armonia o conflitto
di Federico Tagliaferri
Potrà forse sembrare strano ai lettori
di "Africa" trovare sulle pagine della rivista il
ricordo della figura e dell'opera di uno scienziato, un fisico
di fama mondiale. Le ragioni di questa scelta sono presto
dette: Abdus Salam è stato sì uno scienziato, ma anche un
uomo di fede che ha tentato di coniugare l'islam e la scienza.
Quello che si era proposto rimane un compito arduo, perché si
tratta di un binomio che, ormai lontani i secoli d'oro della
scienza islamica, nell'era moderna non ha quasi mai
funzionato. Non per nulla Abdus Salam è l'unico musulmano che
sia stato insignito di un Premio Nobel in campo scientifico.
La vita
Abdus Salam era nato nel 1926 a Jhang
Maghiana, un piccolo villaggio del Punjab, oggi in Pakistan,
all'epoca nell'India britannica. Figlio di un modesto
funzionario, dopo gli studi secondari a Lahore, aveva ottenuto
nel 1945 una borsa di studio per la prestigiosa Università di
Cambridge in Gran Bretagna, dove aveva studiato fisica,
venendo in contatto con alcuni dei maggiori fisici di questo
secolo. Nel 1952 aveva conseguito il dottorato in matematica e
fisica a Cambridge. Tornato in Pakistan, negli anni 1951-54
aveva insegnato nel Collegio Governativo di Lahore, capoluogo
del Punjab. Aveva ritenuto suo dovere rientrare in patria, ma
furono tre anni difficili, di isolamento doloroso. Non per la
mancanza di attrezzature, perché per i suoi studi teorici
bastavano un po' di carta e una lavagna. Ma per l'indifferenza
del mondo accademico. La scienza era ignorata dagli
intellettuali e dagli studenti migliori. Dovette scegliere fra
la patria e la professione. Ma il suo paese e la sorte di
tutto il terzo mondo rimasero per lui una ferita sempre
aperta.
Tornato in Gran Bretagna, dal 1954 al 1957 fu lettore di
matematica a Cambridge. Nel 1957 divenne professore di fisica
teorica all'Imperial College di Londra. Dal 1964 al 1994 è
stato direttore del Centro Internazionale di Fisica Teorica di
Trieste, che egli stesso aveva contribuito a fondare.
Nel 1979 aveva ricevuto il Premio Nobel per la fisica insieme
a Glashow e Weinberg per l'elaborazione della teoria
elettrodebole, la cui riprova sperimentale è stata effettuata
dal fisico italiano Carlo Rubbia, a cui ha parimenti fruttato
nel 1984 il premio Nobel per la fisica.
Musulmano, sposato con due mogli e padre di sei figli, Salam
era uno spirito profondamente religioso e considerava
complementari la scienza e la fede. In questa prospettiva, si
era sempre battuto per la pace e per la diffusione della
scienza, da lui sempre considerata compatibile con l'islam.
Colpito negli ultimi anni della sua vita da una paresi che lo
aveva costretto su una sedia a rotelle, ha continuato fino
all'ultimo a dedicare la sua vivida intelligenza agli studi.
La scienza e l'islam
Salam era convinto che non fossero né la
religione, né il Corano le cause dell'arretratezza
dell'odierna società musulmana. "Un terzo di questo
libro sacro, circa 750 versetti, esorta il credente allo
studio della natura. La conoscenza scientifica è un dovere
per ogni musulmano, uomo e donna".
"Il Corano invita insistentemente a riflettere sulle
leggi della natura - dichiarava lo scienziato in un'intervista
nel 1990 - e Muhammad in persona poneva la ricerca e la
scienza in cima ai doveri di ogni buon musulmano". Il
riscatto dei paesi arabi, la rinascita dell'intero terzo mondo
sono stati l'ansia, lo scopo, la battaglia di Abdus Salam, il
cui nome significa "Servitore della pace". Nessuno
meglio di lui ha incarnato il senso dell'antico proverbio
arabo: "Cercate la scienza, fosse anche in Cina", la
regione più remota che si potesse immaginare.
"Non è la religione che differenzia noi del terzo mondo,
né la politica, né il colore della pelle. E' la scienza, la
tecnologia". Salam amava ricordare l'età d'oro della
scienza musulmana, attorno all'anno Mille. Citava soprattutto
due nomi: Ibn al-Haitham (morto nel 1039), che anticipò di
secoli la legge sull'inerzia e alcune decisive scoperte
nell'ottica, e al-Biruni (973 - 1050). Diceva di quest'ultimo:
"Fu il primo fisico a dire esplicitamente che i fenomeni
fisici che si verificano sul sole, sulla terra e sulla luna
obbediscono alle stesse leggi. Visse mille anni fa in
Afghanistan. Difficile a immaginarsi oggi. La scienza odierna
non è un'eredità solo greca, giudaica e cristiana. E'
un'eredità anche musulmana". Salam conosceva bene le
cifre del gap scientifico e tecnologico fra i paesi musulmani
e quelli più sviluppati. C'è un rapporto di uno a sei per
gli studenti universitari in discipline scientifiche, e un
identico rapporto di uno a sei per gli investimenti nella
ricerca. Mentre restano alte le spese militari.
E aggiungeva: "Purtroppo, molti musulmani oggi comprano
tecnologie dall'Occidente, credendo che la tecnologia sia
neutrale, ma scoraggiano lo studio della scienza, convinti che
la scienza sia razionalismo e induca all'apostasia".
"Mi sforzo - insisteva Salam nel 1991 - di introdurre
nell'islam la consapevolezza dell'assoluta priorità della
conoscenza scientifica e tecnologica, per risollevare quei
popoli sempre più impazienti di fronte allo spettacolo del
benessere nel nord del mondo".
Aveva molti sogni, Abdus Salam. Uno di questi non si è mai
realizzato: il progetto di una comunità scientifica
internazionale per i paesi islamici. "Mettete insieme le
intelligenze e il denaro, fondate una vera comunità
scientifica al di là delle divisioni politiche", li
esortava Salam. Che subito li rimproverava: "Non avete
avviato centri internazionali di studio, avete organizzato ben
poche conferenze scientifiche. Il risultato è che la
creatività del mondo islamico è un centesimo di quella dei
paesi più progrediti. Scorro troppo spesso invano gli indici
delle pubblicazioni per trovare nomi arabi". "Vivo
con umiliazione il fatto - aggiungeva nel 1992 - che se entro
in un ospedale in un paese islamico, trovo medicinali, dalla
penicillina in su, che sono stati creati senza alcun
contributo dell'islam".
Nel corso di un convegno tenuto nel 1991 all'Accademia dei
Lincei tenne una relazione sul tema "Islam e scienza:
armonia o conflitto?". Non aveva dubbi in proposito:
"Non c'è contraddizione, non c'è conflitto - affermava
in quell'occasione Abdus Salam -, sono musulmano perché credo
nel messaggio spirituale del Corano. E come scienziato, il
Corano mi invita a riflettere sulle leggi della natura, a
cercare di comprenderle: Nel cielo e nella terra,
nell'alternarsi del giorno e della notte, vi sono segni per
gli uomini che sappiano comprenderli "(Corano, II, 164).
"Badate bene - disse ancora -, nell'intera storia
islamica non c'è mai stato un incidente analogo a quello che
costò l'abiura a Galileo. La persecuzione, la denuncia, la
scomunica anche oggi riguardano differenze dottrinali, mai
prospettive scientifiche".
Centro Internazionale di Fisica Teorica di
Trieste
Oltre ai meriti e ai risultati in campo
strettamente scientifico, sui quali non è possibile
soffermarsi in questa sede, Abdus Salam ha portato avanti con
coerenza e determinazione per oltre trent'anni l'impegno di
far nascere e sviluppare la scienza nei paesi arretrati. Salam
si è sempre battuto per la diffusione della cultura nel terzo
mondo, convinto com'era che solo attraverso di essa i paesi in
via di sviluppo potessero riscattarsi dalla povertà e dai
condizionamenti politici del mondo sviluppato. A questo scopo
si era impegnato fin dai primi anni 60, facendo propria
un'idea che era stata elaborata da altri grandi fisici quali
Einstein, Bohr e Oppenheimer che, ritenendosi in qualche modo
responsabili della bomba nucleare scoppiata su Hiroshima,
avevano pensato di creare una struttura che garantisse che in
futuro non avvenissero più simili tragedie. L'idea, forse un
po' ingenua, era che bastasse mettere la ricerca nelle mani
delle Nazioni Unite per sottrarla a quelle dei militari.
L'idea si era diffusa in tutto il mondo scientifico, e Salam
se ne fece paladino, insieme al fisico italiano Paolo Budinich,
professore all'Università di Trieste. La proposta di un
centro di ricerca sotto l'egida delle Nazioni Unite venne
discussa a Vienna per tre anni di seguito, perché tutte le
grandi potenze vi erano contrarie. Temevano, infatti, che un
tale istituto di fisica potesse fare concorrenza ai grandi
centri di ricerca di Università come Oxford, Cambridge, Dubna,
Princeton.
Ma Salam, appoggiato nel suo progetto da piccoli paesi europei
come la Danimarca (dove c'era il grande fisico Niels Bohr) e
l'Italia, riuscì a muovere tutti i paesi del terzo mondo. La
risoluzione fu approvata dopo infinite discussioni e battaglie
diplomatiche. Finalmente, nel 1964, il Centro Internazionale
di Fisica Teorica è stato fondato a Trieste diretto da Abdus
Salam. La sede definitiva fu costruita nel 1968. Lo scienziato
viveva solo in una casetta fra gli alberi accanto al Centro.
Le due mogli vivevano a Londra, i figli negli Stati Uniti, a
Londra e a Oxford.
Il centro ha ospitato molti musulmani sia tra i docenti, sia
tra gli studenti. Coerente con la sua convinzione di credente,
lo scienziato vi aveva fatto costruire quella che egli aveva
denominato una "meditation room" (stanza per la
meditazione) che di fatto è stata utilizzata quasi
esclusivamente da musulmani. Fino a quando la salute glielo ha
consentito, la preghiera del venerdì è stata spesso guidata
dallo stesso Salam.
Il Centro Internazionale di Fisica Teorica di Trieste si è
creato in trent'anni una grande fama. Non solo per le
importanti ricerche che vi sono state svolte, ma anche perché
ha aiutato i paesi del terzo mondo a formare e a far crescere
i propri scienziati, e quindi le proprie università. Il
Centro ospita ormai quattromila studiosi l'anno, in
maggioranza dai paesi in via di sviluppo.
Abdus Salam è stato dunque non solo un grande scienziato, ma,
con il Centro di Trieste, un grande amico e benefattore dei
paesi del terzo mondo. Basti dire che le Nazioni Unite hanno
preso a modello il centro di Trieste per fondare l'Università
delle Nazioni Unite a Tokyo.
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