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Incontro possibile
Maddalena Masutti
Con occhi nuovi
Da alcuni anni si è diffuso nell'ambito
dell'istruzione di tipo medio, un certo clima di rifiuto per
le espressioni culturali che offrono principi a carattere
universale. Per la filosofia classica principalmente.
I
giovani respirano nell'ambiente multiforme in cui vivono un
pluralismo che li porta alla critica di ogni forma di
tradizione, di gerarchizzazione della chiesa e dello stato,
delle utopie sociali e politiche. Senza tener conto della
verità, se c'è. Accentuano la constatazione che dove esiste
una rivendicazione di verità universali c'è anche il
pericolo di supremazia, intolleranza, egemonia culturale e
politica.
Il loro atteggiamento è anche espressione di un reale
mutamento di tempi: oggi si evidenziano aspetti della realtà
come il pluralismo, la diversità. Che non devono essere
trattati senza tenere nel debito conto l'unità di fondo.
Sarebbe come accentuare gli aspetti maschili o quelli
femminili senza il riferimento all'unica natura umana.
La vita non nasce dalla semplice coesistenza di esseri
diversi, ma dal loro incontro. E l'armonia del cosmo si
realizza perchè gli elementi diversi o addirittura
contrastanti non si combattono e non si escludono.
Ci sono religioni differenti dalla propria. Il diverso, oggi,
finisce col non spaventare più. Fa parte del cambiamento dei
tempi anche un diverso modo di interpretazione. Ci sono molte
possibilità di scambi di idee, di conoscenze ravvicinate e
studi appropriati per aprirsi agli altri. Senza cadere in un
vago sincretismo religioso.
Non basta più un "sentito dire" che copre a mala
pena la mancanza di conoscenze valide e approfondite.
La propria e le altre
Nessuno potrà mai togliere ai cristiani la
certezza che la loro religione è "quella di
Cristo". Espressione da preferirsi, se si vuole,
all'altra usata di frequente "l'unica vera". Ogni
accostamento serio, onesto con le altre religioni, fa sì che
l'evento Cristo regga e superi qualsiasi possibilità di
confronto.
L'espressione "unica vera" costituisce una specie di
legittimo luogo comune per tutti i credenti delle grandi
religioni. Chi prende parte con assiduità, per studi ed
esperienze comuni, a gruppi inter-religiosi seri, mantiene le
proprie convinzioni profonde senza bisogno di tener presente
la propria religione come l'"unica vera".
Ammesso che il paragone possa reggere, sarebbe come se chi ha
avuto l'immensa fortuna di avere due genitori "unici per
ricchezza umana" si mettesse a deprezzare tutti coloro
che, sinceramente convinti, sostengono in proprio la stessa
cosa. Il discorso non indulge a mettere tutte le religioni
sullo stesso piano. Vuole semplicemente dire che andando in
profondità e vedendo come le grandi religioni aiutano gli
uomini ad andare a Dio e a unirsi tra loro, il primato di una
su tutte, o di ciascuna sulle altre, non ha un interesse
primario. Non viene nemmeno considerato.
Furukawa Tairyu, bonzo buddista, nella relazione del
"Dialogo tra le religioni" (Roma, 0ttobre '96),
affermava: "Le religioni orientali mantengono la loro
identità incontrando le religioni occidentali e
viceversa".
Come giapponese e monaco, egli sentiva il bisogno di
interessarsi al cristianesimo: "Il buddismo insegna la
pietà e la misericordia. Ma noi siamo diventati troppo
indifferenti ai bisogni degli uomini e della società. Non è
sempre stato così. Per questo molti giapponesi si
interrogano".
Riporta il fatto del giovane monaco che andando in gruppo alla
questua, uscì dalla fila per aiutare un uomo distrutto sotto
il peso del suo carro. Kazan, il responsabile, presente alla
scena, lo espulse dal monastero all'istante. "Chi si
dedica al buddismo, si giustificò, non può essere distratto
neanche da un carretto".
E' una distorsione, annota F. Tairyu, dovuta alla tradizione,
preoccupata di mantenere intatta la dottrina di Budda, anche a
scapito dello spirito che la deve animare.
"A mio parere, egli sostiene, una persona come Madre
Teresa non poteva nascere in Giappone o nell'ambito del
buddismo, perchè vi manca lo spirito che ispira la
misericordia, così come viene praticata nel
cristianesimo".
Le varie religioni hanno in comune dunque anche la
constatazione che qualcosa o molto si deturpa con il tempo,
creando situazioni storiche a volte inaccettabili.
Fede e vissuto personale
In tutte le religioni i maestri che riportano
gli insegnamenti delle "scritture" possono essere
diversi da coloro che riescono, con la stessa "Parola di
Dio" ad illuminare le persone. In questi ultimi c'è
qualcosa che irradia dal loro interno e fa vibrare le loro
parole. In loro presenza si intuisce che la fede è un dono di
Dio e che la dottrina da sola non basta a far entrare in
sintonia con lui e gustarne la presenza.
Se si viene coinvolti da qualcuno che irradia la fede da tutto
il proprio essere, non si sta lì a misurare la portata della
sua religione. Perchè il dialogo vero non avviene tra
dottrine o discipline diverse, ma dentro di noi.
Se l'indu, l'ebreo, il buddista, il musulmano partecipano
sinceramente alla Verità, sentiamo che possono avere un posto
nel nostro cuore e nella nostra vita. C'è da sottolineare che
l'individualismo tanto negativo dei nostri giorni, può
attingere ad una sua connotazione valida proprio nell'ambito
della fede. Nel profondo dell'anima, quando ha luogo la
personale relazione con Dio, l'uomo prende coscienza anche
dell'autenticità del proprio rapporto con gli uomini. Impara
ad evitare la dipendenza opprimente, a riconoscere la
strumentalizzazione, a dare un nome all'angoscia che l'opprime
se vede annullato il proprio progetto di vita.
Impara a rifuggire anche dalle espropriazioni indebite create
dalle tradizioni religiose. Il sogno dell'antica Babele viene
interpretato oggi da molti come espressione di un disegno di
Dio che non ha mai voluto in nessun campo una supremazia
mondiale. Nemmeno in quello religioso. Dio ci tiene alla
nostra individualità di uomini. Tant'è vero che
particolarmente ai nostri giorni suscita persone capaci di
trasmettere la potenza del suo amore, delle sue prospettive,
per averle vissute di persona. Esperimentate.
Si nota nelle istituzioni religiose, una diminuzione, in un
certo senso, del ruolo di mediazione che avevano in passato,
come se avessero perso la loro forza incentivante. Ma per il
cristiano non c'è nulla da temere. La risposta ce l'ha
nell'incarnazione: il mistero divino si fa corpo. Per poter
anche tangibilmente entrare nell'uomo.
Un vago sincretismo religioso nasce solo se il cristiano perde
se stesso come uomo. Se non riesce più ad afferrarsi
interiormente, lì dove esiste la possibilità del vero
incontro con Dio e con se stesso.
Molti giovani figli dei nuovi tempi fanno
fatica, sui banchi di scuola, ad accettare che la filosofia
classica non fosse una speculazione fine a se stessa, e
riuscisse quindi a portare alla realizzazione di uno stile di
vita libero e sereno. E molti adulti attribuiscono volentieri
alle "Scritture" delle grandi religioni storiche
solo il carattere di poemi polivalenti.
I loro autori non avevano necessariamente una sensibilità
poetica sviluppata. Ma nel cammino intrapreso per scoprire ed
esprimere la grande visione del mondo e l'eccezionale
compimento della storia, riuscivano ad affinare il loro
linguaggio. A trasfigurare la realtà, e far vibrare
l'orecchio interiore, mettendolo in relazione con ciò che vi
è di più intimo in ciascuno di noi. A creare cioè, e
comunicare anche, una situazione di fede, alimentata spesso da
grande e profonda poesia.
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