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Un profeta del dialogo e
della tolleranza
Tierno Bokar Salif Tall
di Guy Willemin
Tierno Bokar Salif Tall, una figura
significativa dell’Islam subsahariano.
Pur cresciuto in una famiglia di grandi condottieri e
conquistatori, egli fu maestro ed esempio di tolleranza.
“La
Fede è come un ferro caldo. Raffreddandosi diminuisce di
volume e diventa difficile da modellare. Bisogna dunque
riscaldarla nell’altoforno dell’Amore e della Carità.
Bisogna immergere le nostre anime nell’elemento vitalizzante
dell’Amore e fare attenzione a mantenere aperte le porte
delle nostre anime alla Carità. Così i nostri pensieri si
orienteranno verso la meditazione.”
La sua vita
Chi ha detto queste parole è un Maestro, un
Marabutto, che ha vissuto in Mali, Tierno Bokar Salif Tall.
Nato nel 1875, a Segou, morto a Bandiagara, il 19 febbraio
1940. Amadou Hampate Bâ, che fu un suo discepolo, ci ha
tramandato il suo insegnamento e i dettagli della sua vita;
dice di lui: “Un tale uomo era tutto. Tutto in lui era un
insegnamento: la sua parola, le sue azioni, il più piccolo
dei suoi gesti e anche i suoi silenzi che ci piaceva
condividere, tanto erano colmi di pace.”
Da parte di padre, era nipote del grande El Hadj Omar Tall,
Maestro della Confraternita Tidjaniya, che egli impose con la
sua guerra di conquista dell’impero Peul musulmano del
Macina e del regno Bambara di Segou di religione tradizionale.
E’ dunque, per metà principe, e un principe conquistatore.
La sua infanzia e la sua adolescenza sono influenzate dai
racconti di guerra dei membri della famiglia.
Da parte di madre, è nipote di un Maestro spirituale, alieno
dalla vita politica e guerriera, uomo di preghiera e di
meditazione, El Hadj Seydou Hann. Questo maestro spirituale
era legato a El Hadj Omar Tall che gli affidò l’anima di
Segou appena conquistata, cioè gli diede la missione di
insegnare l’Islam. Il vero padre di Tierno Bokar, anche se
accompagnava gli uomini della sua famiglia nelle loro
spedizioni, era più portato all’insegnamento e alla
preghiera che alla vita politica.
Tierno
Bokar seguì tutta la formazione di un giovane musulmano, nato
in una famiglia di letterati, di specialisti in scienze
islamiche: studio del Corano, dei suoi commentari, ma anche
dei grandi maestri sufi, in un’atmosfera familiare fatta di
pietà, “cellula d’amore e di carità.”, come egli
stesso chiamerà più tardi il suo luogo di preghiera e d’insegnamento.
Nel 1890, essendo i Francesi entrati in Segou, le forze
militari Toucouleurs di Tall e con loro Salif, suo padre,
avevano abbandonato la città.
Visse allora con il resto della sua famiglia, le donne e i
bambini, sotto sorveglianza, costretto a una dura povertà,
nella città dominata dai Francesi e i Bambara. Ma, così dice
Amadu Hampate Bâ “Fin dalla più giovane età, era stato
abituato a trovare l’equilibrio e la gioia in se stesso, con
una continua conversazione con Dio.”
Nel 1893, suo zio Aguibou Tall, con l’aiuto dei Francesi,
divenne re di Bandiagara dove tutta la famiglia Tall venne a
stabilirsi per sottrarsi alle angherie dei Bambara. Qui egli
impara il mestiere del sarto-ricamatore, su consiglio di sua
madre: “Invece di togliere la vita agli uomini, impara a
coprire il loro corpo ancor prima di essere chiamato a coprire
la loro nudità morale o spirituale predicando loro la
carità.”
Sua madre, donna senza marito, lavora per vivere, perchè suo
padre ha seguito un altro figlio di El Hadj Omar Tall in
esilio, e non è mai ritornato. Continua anche la sua
formazione alla scuola di un grande mistico tidjani cieco, che
trova in lui il suo discepolo e il suo lettore preferito.
Questa formazione continua per otto anni.
Conosce le scienze islamiche; ha tutta una conoscenza mistica
ed esoterica, specialmente quella del fondatore della
Confraternita, Si Ahmed Tidjani, come pure l’opera dello
stesso El Hadj Omar Tall.
Il “saggio” di Bandiagara
A 26 anni sposa l’unica figlia del suo
Maestro. Prima collaboratore di questi e poi, alla sua morte,
e alla richiesta dei suoi amici, nel 1908, acconsente di
incaricarsi dell’istruzione dei bambini di Bandiagara. Ormai
“il saggio di Bandiagara” viveva la sua vita passando
dalla stuoia alla moschea, dalla moschea ai suoi amici, ma
sempre attento, ovunque si trovasse, alla realtà di quei
bambini che gli erano stati affidati, e più tardi, a quella
degli adulti che divennero suoi discepoli...semplicemente; una
vita limpida come un cristallo, una vita pura come una
preghiera.
A 62 anni, lascia la Tidjaniya dei Tall per affiliarsi a un
ramo riformato, sorto a Nioro del Sahel poco tempo prima, la
Hamalliya. Accusato di tradimento, conosce la prova di vedere
la sua scuola chiusa e di essere messo da parte. Muore tre
anni più tardi, quasi in solitudine, circondato dalla sola
sua famiglia, lui che aveva avuto tanti allievi e discepoli.
“Dio è sorgente e fine dell’Amore...
a Lui appartiene ogni cosa”
Ecco alcuni suoi insegnamenti:
“Un commerciante che, per cupidigia, chiude il cordone della
sua borsa e rifiuta un denaro a colui che ha finanziato i suoi
inizi, può essere considerato come un esempio di cattiva
morale.
Ma quanto più immorale è l’uomo che rifiuta di adorare
Dio, dal quale ha ricevuto il principio della vita, sorgente e
fine dell’Amore. A Dio appartiene tutto ciò che è nei
cieli e sulla terra; si può forse negare una parte a Colui
che ha creato e dato tutto?”
“dal momento in cui un uomo crede in Dio
è nostro fratello”
“L’arcobaleno deve la sua bellezza ai
vari toni dei colori. Così, noi consideriamo le voci dei
diversi credenti che s’innalzano da tutta la terra come una
sinfonia di lodi a Dio che non può che essere l’Unico.
Noi
condanniamo amaramente il disprezzo che certi religiosi hanno
per le forme delle cose divine, disprezzo che li porta a
rigettare come discordante l’inno dei loro vicini. Per
lottare contro questa tendenza, fratello in Dio, qualunque sia
la religione o la congregazione alla quale appartieni, medita
a lungo su questo versetto: “La creazione dei cieli e della
terra, la diversità delle vostre lingue e dei vostri colori
sono altrettante meraviglie per coloro che riflettono.”
(Corano 30,22).
“Con tutto il cuore auguro l’avvento dell’era di
riconciliazione fra tutte le confessioni della terra, l’era
in cui queste confessioni unite si sosterranno le une alle
altre per formare una volta morale e spirituale, l’era in
cui esse riposeranno in Dio su tre punti di appoggio: Amore,
Carità, Fraternità. Non c’è che un solo Dio. Come non ci
può essere che una sola via che porta a Lui, una Religione di
cui le diverse manifestazioni temporali sono paragonabili ai
rami di un solo albero.
Questa Religione può solo chiamarsi VERITA'. I suoi dogmi non
possono essere che tre: Amore, Carità, Fraternità”. “Ci
guadagneresti molto a conoscere le diverse forme di religione.
Credimi, ognuna di loro, per quanto bizzarra possa sembrarti,
contiene di chè rinvigorire la propria fede. Certo la fede,
come il fuoco, per essere ardente deve essere alimentata da un
combustibile appropriato. Altrimenti s’impoverisce,
diminuisce d’ardore e di volume, si trasforma in brace, da
brace in carbone e da carbone in cenere.
Credere che la propria razza, o la propria religione, è la
sola detentrice della verità è un errore. Non può essere.
Infatti, la fede ha una natura simile a quella dell’aria.
Come l’aria, è indispensabile alla vita umana e non si può
trovare un solo uomo che non crede veramente e sinceramente in
nulla. La natura umana è tale che non può non credere in
qualche cosa: Dio o diavolo, forza o ricchezza, fortuna o
sfortuna.
Dal momento in cui un uomo crede in Dio, è nostro fratello.
Trattalo come tale e non essere del numero di coloro che si
perdono. Se non si ha la certezza di possedere tutte le
conoscenze, bisogna evitare di contraddire. Certe verità ci
appaiono inverosimili solo perchè la nostra conoscenza non le
può raggiungere.”
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