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Riscoprire l'importanza della guida
spirituale
di Maddalena Masutti
"Anche tra i più religiosi degli
uomini, oggi, è cambiato il modo di credere. L'autenticità
dell'inquietudine prende il posto della fermezza della propria
fede e delle proprie convinzioni religiose"(M. Gauchet).
Alla ricerca di un riferimento
Sembra che una forma di generale smarrimento
abbia in certi periodi della storia, la forza di una malattia
contagiosa. Dove trovare la possibilità di una sicura
ripresa?
"C'è
nelle nostre società un grande desiderio di 'spiritualità
pratica' anche al di fuori di ogni religione rivelata, purchè
sia pratica", afferma R. P. Droit, un filosofo francese,
cronista di "Monde de livres" Egli cerca di offrire,
da cristiano ai suoi lettori piccole lezioni di saggezza
quotidiana. Saggezza che non sdegna un certo legame con il
buddismo. "Un buddismo sognato, precisa, come una porta
aperta agevolmente verso la pace, la serenità, la non
violenza; un misto tra razionalità e intuizione, coniato
soprattutto per l'Occidente e i suoi bisogni. Una zuppa
barocca dalla mescolanza insolita".
Egli è però convinto che almeno nel brancolare incerto del
momento qualcosa si cerchi. Meglio quindi di una appiattita
stantia sicurezza.
In un atteggiamento simile si può ricavare qualcosa di valido
anche per l’azione missionaria?
Se ad un certo punto colano a picco i migliori punti di
riferimento, le migliori certezze, se si verifica cioè una
crisi personale o collettiva, si genera per forza un processo
creativo di ricomposizione o di apertura.
Verrebbe così giustificata la "scoperta di una religione
della vita di ogni giorno nel buddismo all’occidentale”
afferma R.Y. Rech, un esperto in proposito.
Ma la religione della vita di ogni giorno non è sempre stata
insegnata nel cristianesimo?
“Il buddismo non si pratica solo nei luoghi di preghiera,
dice Rech, esso coinvolge le attività giornaliere: scrivere,
guidare l'auto, fare qualsiasi altra cosa. Ci si concentra sul
'qui ed ora'...”
Sono atteggiamenti assunti da persone nate e
vissute nella cultura cristiana. Nella stragrande maggioranza
dei casi anche battezzate. Nessuna di loro, in teoria, mette
in dubbio la realtà di Gesù Cristo Figlio di Dio, Maestro
per eccellenza.
Se ci si inoltra nel "super-mercato delle odierne
religioni”, viene spontaneo chiedere se si tratti solo di
variazioni momentanee, o se, nonostante tutto, ci sia qualcosa
di buono che cerca di farsi strada.
Budda è storicamente esistito cinque secoli prima di Cristo.
Che cosa gli dà, oggi, il diritto, come sembra a molti, ad
una piena attualità nei paesi del- l’ Occidente?
Si è accennato in passato, all'interesse sorto nell'800 per
il sanscrito, la lingua dei grandi capolavori epico-religiosi
dell'India. Negli anni sessanta si è verificata l'esplosione
ad ampio raggio, del fascino per la cultura indiana. In
particolare per il buddismo.
Mentre fervevano i lavori del Vaticano II° e poi si cercava
di allargarne l'aggiornamento, un'intera generazione di
giovani, ma non soltanto giovani, si sentiva come trascinata
da una specie di "contro cultura". Essa rivendicava
il diritto di "guardare Dio in faccia".
Richiami importanti
La lettura delle Upanishad e dei Vedanta,
opere religiose indu, rendevano Dio molto più intimo e alla
mano. Pellegrinaggi alle sorgenti del Gange, a Richikes, a
Benares iniziarono a diventare quasi di moda, come per i
meglio intenzionati le soste da un ashram all'altro ai piedi
della montagna sacra di Aranuchala.
L'India
da parte sua non delude mai i cercatori veramente desiderosi
del progresso spirituale. Chi vi si reca in tempo di pace,
quando ovunque si mescolano profumi colori e suoni, serba un
particolare ricordo degli ambienti indiani così capaci di
comunicare il senso del sacro. Dalle pareti del taxi, al tiket
dell'albergo, alle insegne dei negozi, c'è tutto un
rincorrersi di simboli religiosi. Che non disturbano.
Quello che a prima vista può apparire un panteon induista, lo
studio condotto durante una certa permanenza rivela invece una
possibilità di rappresentare qualità, attributi del divino a
seconda dei sentimenti, dei bisogni e delle convinzioni degli
uomini. Immagini e colori sono di una fantasmagoria da
disorientare il turista occidentale. Egli può ripartire
convinto che l'induismo sia una religione politeista. Con le
divinità che giocano dovunque allo scoperto.
Negli anni sessanta molti sono andati in Oriente per acquisire
le tecniche di interiorizzazione, per realizzare l'esperienza
di unione con Dio, considerata molto più significativa ed
essenziale che le speculazioni teologiche o metafisiche.
"Il rito religioso da estendersi a tutta la giornata, e
la presenza di un Dio dai troppi nomi o addirittura senza
nome, ma sempre più vicino, in India, sono elementi naturali
come l'aria che si respira" (J. Deperne).
Attrattive e divergenze
"Negli anni 1960-70, afferma R.P.Droit,
chi studiava filosofia non aveva alcuna possibilità di
incrociare qualche dottrina indiana. Al di fuori dei paesi
mediterranei, niente filosofia! Nel buddismo interessa il
fatto che esso utilizza esercizi, gesti concreti per
modificare il proprio modo di vivere. La filosofia greca
dell'antichità ha sempre cercato la modificazione della
persona, il miglioramento delle passioni e delle angosce e dei
rapporti con gli altri.
Si è potuto scoprire solo una trentina di anni fa che anche
in India ci sono dei trattati di logica e che le questioni
riguardanti l'esistenza e la morale sono state elaborate in
maniera strettamente filosofica come da noi. Solo con
categorie molto diverse e non facili da assumere”.
E'
vero che arrivando in Occidente, le dottrine orientali
subiscono uno strano e poco ortodosso rifacimento. A
diffondersi da noi non è tanto l'induismo (nato come
espressione letteraria scritta 2500 anni circa a.C), quanto
uno dei moltissimi rami innestati sul suo tronco. Budda,
indiano (500 anni a.C), sta all'induismo in maniera analoga a
quanto Gesù di Nazaret, ebreo, sta all'ebraismo. Hanno
vissuto la propria religione con una straordinaria
interiorizzazione dando origine ad una forma religiosa nuova.
Un esempio di mistificazione ce la dà R.Y. Rech: "Nel
nostro linguaggio moderno, essere buddista significa
semplicemente non essere stressato, cosa che fa sognare in
mezzo a tanta agitazione!
Pochi tra noi sanno realmente che cosa sia il buddismo-zen,
(quello più largamente abbracciato in Europa) fatto
consistere nel praticare la meditazione seduti, concentrati
nel 'qui ed ora' per raggiungere la chiarezza, la conoscenza
di sè in armonia con la propria natura".
Mentre l'induismo di base fonda il sentiero spirituale sullo
studio delle antiche scritture sacre, ritenendole fondamentali
e indispensabili, il buddismo-zen non viene appreso attraverso
i libri. "E' frutto di un'esperienza vissuta trasmessa da
un maestro, da anima ad anima, da cuore a cuore, da spirito a
spirito. Più che avere un approccio intellettuale con la
saggezza preferisce farne esperienza".
Sprigiona attrattiva per qualcosa di immediato, facile e
vicino. E tanto più avvincente per coloro che, vivendo nel
cattolicesimo, finiscono col ritenere le strutture troppo
pesanti e gli insegnamenti dottrinali troppo staccati dalla
gente. Da qui anche l'apprezzamento della guida spirituale.
"Il buddismo-zen non si apprende senza un maestro".
Esso non si fissa sulle scritture antiche. Concentrandosi
sugli insegnamenti pratici del Budda, sembra nato per la
fretta del nostro tempo.
Nel 520 della nostra era, l'imperatore cinese Wu della
dinastia Liang chiese al monaco indiano Bodhidharma quale
merito gli spettava per aver fondato molti monasteri e aiutato
parecchi monaci.
"Nessuno, rispose Bodhidharma. Esercitare virtù come la
generosità, la pazienza, la meditazione, porta alla propria
realizzazione in unione con gli altri. Da ciò scaturiscono
compassione e armonia. Lo spirito diventa come il cielo che
contiene tutto e non si attacca a nulla".
Una simbiosi che non piace
"Io lo considero un punto d'appoggio e
di unità tra corpo-cuore-spirito che permette un ritorno
concreto al cristianesimo. Ci si concentra sulla psicologia
del profondo, sulle basi del buddismo, sulle fondamenta del
cristianesimo e della mistica cristiana... " (F. Despras,
psicologa).
P. Gaudin, che insegna ad una scuola laica delle religioni
constata: "Oggi le religioni non si presentano più come
prospetti di verità imposte, ma come tradizioni che possono
nutrire la riflessione degli individui; considerati questi in
un universo laico e pluralista.
Noi
offriamo la possibilità di scoprire nuovi orizzonti. Non
puntiamo sull'erudizione come tale. Ciascuna religione
proietta una luce particolare su questioni che vanno al di là
dello spazio e del tempo. Importante è analizzare il modo che
viene usato. Qualcosa di specifico emerge sempre".
Il nocciolo costruttivo del loro insegnamento verrebbe però a
mancare.
"Viviamo in un periodo di individualismo
democratico" sostiene M. Gauchet dove "la religione,
è diventata un affare di gusto personale". Queste
constatazioni creano sofferenza più che perplessità
personali nei cattolici.
Dove inizia la smagliatura?
Quando si è incominciato a cedere? Per il
cristiano ancorato alla sua fede è un punto d'ombra il fatto
che si debba ricorrere ad una forma di spiritualità sia pure
collaudata, al fine di ritrovare un contatto significativo con
la pratica del proprio crisianesimo. D'altra parte è di
fondamentale importanza non chiudere forzatamente gli occhi di
fronte alla realtà.
Nell'induismo e nel buddismo non esiste una strutturazione
gerarchia propriamente detta, come quella ecclesiastica.
Il monaco più eminente, attorno al quale ruota la comunità
locale, è il guru, il maestro, considerato un rappresentante
di Dio che vive i suoi insegnamenti con una vita esemplare.
Ciò lo pone nella massima autorità e lo mette in grado di
trasmettere gli insegnamenti al discepolo.
E' importante il rapporto strettamente personale: Dio si
rivela ai popoli, all'intera umanità, ma sempre attraverso la
presa di coscienza delle singole persone.
La dignità di maestro non costituisce quindi un ruolo
designato da un'autorità religiosa costituita. Guru, uno
diventa sì con l'aiuto divino e sotto la guida di un maestro,
ma in proprio. La gente sente il bisogno di avvicinarlo,
chiedendo aiuto, unendosi a lui per la ricerca della Verità.
Il riconoscimento “in autorità” che viene come da sè, è
convalidato dal maestro che vede nel cercatore-discepolo il
continuatore del suo stesso insegnamento.
L’avvertimento di Gesù
Gesù di Nazaret, Figlio di Dio e Maestro
riconosciuto per eccellenza, incominciò un giorno a parlare
alla folla e ai suoi discepoli, dicendo: "I maestri della
legge e i farisei hanno l'incarico di spiegare la legge di
Mosè. Fate quel che dicono, ma non imitateli in quello che
fanno... Preparano pesi impossibili da portare, ma li mettono
sulle spalle degli altri... Voi non fate come loro. Non fatevi
chiamare "maestro" perché voi siete tutti fratelli
e uno solo è il vostro Maestro". (Mt. 23, 1-8)
Il suo insegnamento è chiarissimo. E la grande rifioritura di
maestri, oggi, può essere frutto in buona parte del fatto di
averne smarrito il contenuto. I guru indiani non si sono mai
dedicati al proselitismo. Per loro era importante formare le
persone, sia pure poche, a volte anche una sola in un’intera
vita, ad una pratica spirituale a tutta prova. Solo di recente
hanno sentito il bisogno di comunicare i loro principi
religiosi in Occidente.
Negli anni sessanta, un grande santo vissuto a Ganespuri,
Swami Muktananda, iniziò a girare il mondo, arrivando per tre
volte in Occidente.
"Dio vive dentro di voi, insegnava. Egli è in voi meglio
che sul monte Kailas o nel Vaikunta.
Perché vi sfinite cercandolo in tanti luoghi differenti
invece che dentro di voi?
Vivete normalmente la vostra vita e seguite la vostra
religione, ma mettete sempre Dio al primo posto. Non lasciate
che gli insegnamenti di qualche setta o qualche dottrina
devozionale vi metta in condizione di perdere la vostra
anima".
Una personalità del genere ha fatto breccia in maniera enorme
in parecchi cristiani. Ci troviamo davanti ad una sfida?
Ci viene cioè chiesto il coraggio di ammettere che,
trascinati da un efficentismo a tutta prova, forse si è perso
qualcosa nel nostro essere cristiani? Qualcosa che oggi siamo
mossi a riprendere stimolati da altri?
Ci sono dei cristiani praticanti che entrati in un clima di
vita interiore tramite incontri di altro genere, si rifiutano
di essere considerati come individui che vivono un sincretismo
indebito. Quello in cui una religione vale l'altra.
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