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L'Africa a tavola
a cura di Marco Trovato
In questo servizio speciale vi
proponiamo un viaggio culinario alla scoperta dei sapori, dei
gusti e delle più svariate tradizioni alimentari del
continente africano. Sarà un viaggio verso culture diverse,
spesso inesplorate, che non mancheranno di stupire e
arricchirci. Anche a tavola.
Ci occuperemo di ristorazione, galateo, cibi proibiti, ma
soprattutto di curiose e sorprendenti specialità
gastronomiche... Senza dimenticare i consigli per chi vuole
mettersi ai fornelli.
"Se
vuoi conoscere i segreti di un uomo, siediti a tavola e mangia
con lui". Bisogna partire da questo vecchio proverbio
popolare per comprendere quanto sia importante soffermarsi a
riflettere sul modo di vivere e di intendere il pasto in
Africa. Non è una questione culinaria, non solo. I pranzi
africani sono rituali tutti da scoprire. Sono momenti di
condivisione e festa, occasioni preziose per socializzare,
stringere nuovi rapporti, rinsaldare vecchie amicizie. Nella
loro semplicità custodiscono cerimoniali spesso elaborati,
rinnovati giorno per giorno, dove i gesti più piccoli possono
celare significati profondi.
Al contrario di quello che si potrebbe pensare, la cucina
africana - o meglio: le cucine africane - sono estremamente
ricche e fantasiose. Qui di seguito è tracciato un panorama
parziale (ma, ci auguriamo, significativo) di alcune
tradizioni culinarie, divise regione per regione.
Maghreb
Il protagonista indiscusso della cucina
nordafricana è il couscous, un piatto a base di semola di
grano duro o di miglio, condito con burro e accompagnato - in
modo differente nei vari Paesi - da carne di montone, agnello,
pollo, pesce, manzo, trippe, ma anche da uvette, ceci, erbe
aromatiche e spezie. Nella lingua berbera, la parola kouskous
indica l'imbeccata di cibo che gli uccelli formano a
pallottole per i loro piccoli.
Tradizionalmente
il couscous è il piatto del pranzo del venerdì, dopo la
preghiera comunitaria del mezzogiorno; in genere viene
guarnito con uova sode e verdura ma può essere anche servito
come dolce, con frutta, datteri o melograno. Per prepararlo
occorre tempo e abilità: le donne lavorano la semola con
farina, sale e acqua dentro un piatto largo e basso, in modo
che ogni granellino di semola sia coperto di farina e separato
dagli altri. A questo punto il couscous è pronto per essere
cucinato nella "couscoussiera", una pentola composta
di due parti: nella parte inferiore cuoce la carne con le
verdure (o il pesce, nelle regioni costiere), mentre i grani
della semola cuociono nella parte superiore, per mezzo del
vapore sottostante.
Nel Maghreb il couscous è spesso accompagnato da zuppe
speziate, a base di legumi, cereali, carne o pesce. Queste
zuppe prendono nomi differenti, da regione a regione: in
Algeria c'è la tchorba, in Tunisia la brudu, in Egitto la
molokheya, in Marocco l'harira. Condimento comune è l'harissa,
un miscuglio di erbe piccanti e soprattutto nella cucina
tunisina e algerina vi è un generoso utilizzo del
peperoncino.
Altri piatti popolari sono i tajines, stufati di carne e
verdure sapientemente conditi con brodi vegetali e spezie:
possono essere di coniglio con prugne, finocchio o limone
(Tunisia); di pollo, con cannella e cipolle (Algeria); o di
montone con miele e mele cotogne (Marocco).
In occasione delle feste musulmane più importanti, viene
preparato il mechoui, cioè il montone arrostito.
Non c'è parte dell'animale che vada sprecata: la testa viene
cotta sul fuoco e mangiata con sale e cumino, i piedi sono
cucinati in brodo coi ceci. Anche le polpettine kefta sono
tradizionali specialità gastronomiche delle feste, così come
il pollo alla cannella (Algeria) e il montone al miele
(Marocco).
Le trattorie popolari offrono spiedini di manzo kebab, ma
anche pietanze più elaborate e ricercate, come le bastilla
marocchine (porzioni di pasta sfoglia farcite con carne di
piccione, uova e mandorle), i dolma algerini (peperoni o
melanzane ripieni di carne e verdura), e le brik tunisine
(crepe triangolari di pasta, uova e spezie).
Corno d’Africa
In
questa regione africana la base alimentare è costituita dai
cereali: grano, orzo, miglio ma soprattutto taff, una
granaglia molto pregiata, ridotta in polvere dalle donne. La
farina di taff viene impastata e cucinata in un piccolo forno:
il mogogò, una sorta di disco di terracotta chiuso da un
coperchio mobile a forma conica che viene poggiato su fornelli
di fango. Nel mogogò si cuoce l'ingera, il pane tradizionale,
una focaccia dal sapore acidulo, sottile e bucherellata come
una spugna. In Eritrea ed Etiopia il protagonista di ogni
pietanza è il berberè, un miscuglio eccitante di spezie,
peperoncino, aglio e cipolla abbrustoliti. Il piatto celebre
della regione - lo zighinì - è uno spezzatino di carne o
pesce piccante, cotto nel burro con cipolle, pomodori e
berberè, e servito insieme alle verdure sopra una grande
forma di pane spugnoso. Si mangia con le mani, aiutandosi con
il pane. In Etiopia le pietanze vengono consumate sul mesab,
un caratteristico tavolino a forma di clessidra. Attorno allo
zighinì ruotano alcune pietanze gustose e originali, tra le
quali ricordiamo le sambusa, frittelle di carne, pesce o
verdure; lo scirò, una farinata di ceci cotta in un soffritto
di cipolle e pomodoro; il gored, filetto tagliato a dadini
cucinato con burro e salsa piccante; lo spriss, carne tenera e
fine accompagnata da peperoncini verdi. A completare la lista
delle prelibatezze regionali ci sono il tuntumo (lenticchie in
umido), il bamia (verdure africane) e l'aggià (grano pestato
con pomodoro e curry). Come dessert è diffusa una specialità
mediorientale: l'halva, una sorta di torrone morbido al
sesamo. In alternativa c'è l'habbaset, crema di miele e
pistacchi. Tra le bevande non mancano ottime birre locali
(ricordiamo la Talla in Etiopia, l'Asmara in Eritrea, ma anche
la "sua", una birra dal sapore forte ricavata da un
cereale simile all'orzo); il mies, una bevanda alcolica a base
di miele fermentato; l'areki, digestivo all'anice; e
l'immancabile té speziato (a base di cannella, chiodi di
garofano, zenzero, cardamomo e pepe).
Africa Occidentale
La tradizione culinaria dell'Africa
occidentale è legata a pochi elementi base, come la manioca,
il miglio e le spezie, e all'uso di salse di condimento che, a
seconda dei Paesi, sono più o meno piccanti. Tuttavia la
cucina in quest'ampia zona del continente africano è ottima
ed estremamente varia.
Saporitissimi
intingoli accompagnano couscous, polente di cereali e piatti
di riso bianco (una curiosità: il riso fu importato dai
coloni francesi alla fine del 1800 dai loro possedimenti in
Indocina, in quanto l'imposizione della monocoltura
dell'arachide in Mali e Senegal aveva sottratto la terra per
l'agricoltura di sussistenza). Le più diffuse pietanze della
regione sono il maffè, tipico del Mali, uno spezzatino con
verdure e salsa d'arachidi; il boarake, a base di pesce,
foglie di manioca e olio di palma; la yassa, carne marinata in
succo di limone e accompagnata con senape, cipolle, olive
verdi e riso; il thié-bou-dienne (letteralmente "riso al
pesce"), piatto nazionale senegalese, un risotto di
pesce, verdure e manioca. Per le strade del Senegal è
onnipresente l'aroma del burro di karité, usato per friggere
e condire, ma anche quello delle arachidi tostate, di cui il
Paese è uno dei primi produttori al mondo.
Il tô, pasta di miglio, di sorgo o di mais, rappresenta il
cibo di base in certe regioni del Burkina Faso, del Mali e
persino del nord del Togo. Può essere accompagnato da ogni
sorta di salse (come, in Mali, quella a base di gombo, una
pianta tropicale di cui si usano i frutti raccolti ancora
acerbi).
Semplice ed essenziale il capitolo delle carni: i polli
vengono cucinati alla brace, farciti; i pesci seccati o
affumicati; i montoni cotti allo spiedo per le grandi
occasioni o per celebrare la festa di tabaski o la fine del
ramadan nei paesi musulmani. Il tutto è insaporito con spezie
e peperoncino (pili-pili). Vere e proprie leccornie sono il
fegato di cammello alla griglia (presso i mauri) o il grasso
della gobba, che rappresenta una deliziosa colazione. Sulla
costa non mancano formidabili mélange di aragoste, gamberi,
granchi e molluschi: la città di Saint Luis, in Senegal, è
famosa per le specialità a base di pesce (dem à la St Luis)
e frutti di mare ("huitres tempra"). Gli ortaggi
(cavoli, manioca, melanzane, patate, carote, ecc.)
arricchiscono i pasti di vitamine, ma nei periodi di siccità
vengono consumate anche le piante selvatiche del Sahel: molto
apprezzati sono i frutti di ficus o di néré, oppure i semi
di giuggiola che vengono pestati per sostituire il couscous.
Estremamente
povera l'offerta dei dessert, tra i quali ricordiamo
l'immancabile lait caillè (una sorta di yogurt zuccherato ma
dal sapore leggermente acidulo) e il pain de singe ("pane
delle scimmie"), la polpa dolce e spezzettata del frutto
del baobab. Per bere si può scegliere tra birre di produzione
nazionale (ottima la bionda Gala, prodotta in Ciad); il toufam,
un mix di yogurt e acqua zuccherata; il tabrihana, una bevanda
analcolica a base di frutta tipica del Sudan; il té alla
menta o il bissap, infuso dei frutti rossi del karkadé.
Africa Centrale
Nell'Africa
centrale la manioca costituisce in genere la base dei pasti.
Cucinata in tutte le salse, viene consumata bollita, fritta,
ma soprattutto viene fatta seccare e poi macinata per
ottenerne la farina che permetterà di realizzare il foufou,
elemento fondamentale della cucina regionale. La manioca è
accompagnata da vegetali come l'igname, il mais, il miglio o
il sorgo, ai quali si aggiungono foglie di vario tipo
(manioca, baobab, acetosa), tagliate o tritate, saltate
nell'olio con salsa di pomodoro e cipolle. Per realizzare i
condimenti vengono spesso utilizzati i manghi selvatici:
giunti a maturazione, questi frutti cadono spontaneamente
dagli alberi. Non interessa tanto la loro polpa quanto la
mandorla oleoginosa che essi racchiudono: questa viene
tagliata in più parti, abbrustolita sul fuoco, quindi
spremuta per ottenere un olio vegetale molto denso, utile per
cucinare e insaporire.
Altri ingredienti diffusi nella cucina della regione congolese
sono le verdure, i funghi e le mandorle, ma anche le lumache,
le termiti e i bruchi. Questi ultimi, in particolare, hanno un
alto valore proteico e possono essere mangiati crudi dopo
essere stati intinti in una soluzione salina, oppure immersi
in una zuppa dopo essere stati fatti seccare. Nella Repubblica
Centrafricana si preparano dei veri e propri involtini di
bruco, avvolti in larghe foglie di piante tropicali. I popoli
delle foreste consumano inoltre una grande varietà di
cacciagione, fonte di proteine: scimmie, gazzelle, cinghiali,
antilopi (nel bacino del fiume Congo è ancora diffusa la
grande antilope Bongo). Alcuni piatti regionali sono a base di
carne di roditori o piccoli carnivori (manguste, genette,
gatti selvatici). Particolarmente apprezzata è la gustosa
carne del pangolino, un mammifero simile al formichiere,
ricoperto interamente da grosse squame.
In Camerun occidentale viene preparata un'autentica
sfiziosità: il ndole, ovvero la coda di bue agli spinaci,
aromatizzata con arachidi, zenzero, cipolle e aglio. Il pesce
d'acqua dolce viene tradizionalmente cotto alla brace e
servito insieme a salse aromatiche e riso lesso. Naturalmente
l'alimentazione è ricca di frutta: gli ananas, per esempio,
vengono utilizzati nella preparazione di deliziose insalate
miste, così come le banane, disponibili in svariate qualità.
Queste ultime possono essere servite sole o come contorno:
bollite, ridotte in purè o sotto forma di frittelle. Da
sottolineare, a questo proposito, che gli scambi regionali
hanno fatto emigrare l'aloko ivoriano (banana plantain fritta
a bastoncini) e in generale le banane plantain fritte verso
tutti i paesi centrafricani.
Africa Orientale e Meridionale
La
cucina delle regioni costiere risente di contaminazioni
tipicamente orientali. Questa influenza è più marcata in
Kenya, Tanzania, Sudafrica e Madagascar, dove molti piatti
tradizionali sono stati arricchiti con salse e aromi importati
da India, Cina, Arabia, Yemen e Libano. Ingredienti
particolarmente diffusi nelle pietanze sono la noce di cocco,
il curry e le banane, spesso stufate vicino alle carni o
servite lesse insieme all'igname. Tra le spezie c'è un uso
abbondante di vaniglia, ma anche di chiodi di garofano,
zenzero, cannella, noci moscate. In Kenya, i piatti
tradizionali sono l'irio, una purea di cereali, legumi e
tuberi; e l'ugali, una specie di polenta a base di farine di
mais o miglio. Un'altra golosità popolare è il mandazi, una
ciambella piatta in genere gustata con il tè durante la prima
colazione. Il mkata mayai (letteralmente "pane
uova") è una ricetta araba che si è intrecciata con le
tradizioni culinarie della cultura swahili: in pratica è una
pasta di farina di grano che viene stesa fino a formare una
sottile sfoglia, riempita di carne tritata e uova crude,
ripiegata e fritta. L'apporto nutrizionale degli amidi è
garantito dalle patate, dal riso, dalla purea di banane da
legumi (matoke) e dalla farina di granoturco (posho in
Uganda). Il sambusa è probabilmente lo snack più diffuso
nella regione e deriva dall'indiano samosa: si tratta di
triangoli di pasta fritta imbottiti di carne tritata e
aromatizzata. In Kenya e Tanzania è molto diffusa la nyama
choma, ovvero la carne di capra alla brace. Il pollo arrosto e
le bistecche vengono serviti di solito nei ristoranti delle
grandi città. Particolarmente prelibate sono le grigliate di
carni esotiche (kudu, impala, springbok) e pesce. Ad ogni
angolo di strada si trovano venditori ambulanti che propongono
cibi leggeri ed economici: pannocchie arrostite sulla brace,
patate dolci fritte (condite con limone e peperoncino), banane
abbrustolite, dolci di vario tipo tra cui ottimi bignè.
In
Madagascar vanno pazzi per le rane (ne esistono oltre 150
specie diverse). Su questa grande isola, ma anche in Kenya e
Uganda, è particolarmente ricca la scelta della frutta
(papaia, banane, arance, ananas, frutti dei fiori della
passione). Per quel che riguarda le bevande, oltre a numerose
birre di produzione nazionale (da segnalare la
"Safari", una bionda prodotta in Tanzania, e la
Goldstar distribuita in Madagascar), il tè ed il caffè sono
di ottima qualità. Tra i liquori spiccano il konyagi, una
sorta di gin popolare tanzaniano; la specialità malgascia del
ranonapango, a base di riso tostato; e l'afrikoko, al gusto di
cacao e cocco. Un capitolo a parte merita la cucina
sudafricana, influenzata da gusti e culture diversissimi. Di
chiara impronta malese sono il bobotie, un piatto di carne
tritata aromatizzato con cipolla e curry, ma anche il sosaties,
una specie di kebab a base di carne di maiale marinata nel
curry.
Il piatto della giornata per molta parte della popolazione
sudafricana è il riso o il mielie (mais, servito come uno
stufato in salsa di pomodoro e cipolla), accompagnato di tanto
in tanto dalle boerewors, gustose salsicce piccanti.
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