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Parlare dell’Islam e dei musulmani oggi
di Gianbattista Maffi
Oggi si parla molto di “dialogo”
con L’Islam, soprattutto dopo i recenti avvenimenti.
Tuttavia un “dialogo” rispettoso e efficace richiede
innanzitutto la conoscenza profonda e la disponibilità al
confronto con la propria fede.
E’ quanto ci suggerisce l’autore di questo articolo che
sui numeri di Africa di quest’anno 2002 ci aiuterà a capire
meglio la fede dei nostri fratelli musulmani.
Confrontarsi con la propria fede per
capire meglio l’altra
Inoltre se voglio parlare dell' islâm, io
cristiano, devo innanzitutto confrontarmi con la mia fede
cristiana e vedere in che cosa essa mi aiuta a capire meglio
l'altra, le sue specificità e i suoi valori fondanti, così
da poter essere, in qualche modo, aiutato da essa per crescere
nel mio atto di fede.
Sottoposto
a questo "gioco degli specchi", sono obbligato a
situare alcuni principi fondamentali delle due religioni, a
considerarli come tali ed accettarli, per non incorrere nel
rischio del sincretismo religioso o, al contrario,
dell'apologia sterile ed inutile: due estremi assolutamente
dannosi.
Così, se l'islâm si definisce una religione rivelata, non lo
è negli stessi termini del cristianesimo dove la rivelazione
ha il suo culmine nella persona del Cristo, mentre in islâm
essa si compie in un libro, il Corano.
L'islâm è una religione monoteista e la sua rappresentazione
quantificata è quella dell'unità nell'unicità, mentre nel
cristianesimo è dell'unità nella trinità.
L'islâm, come il cristianesimo, rivendica la sua origine in
Abramo. Ma in islâm, la ragione è a causa dell'obbedienza di
questi a Dio; nel cristianesimo, è per il suo atto di fede
incondizionato.
L'islâm è la religione della Parola Scritta, mentre il
cristianesimo è la religione della Parola Incarnata.
L'islâm e il cristianesimo ci parlano della trascendenza di
Dio, ma il cristianesimo è anche, a differenza dell'islâm,
la religione dell'immanenza di Dio nell'uomo e dell'uomo in
Dio.
Il cristianesimo, sin dalle sue origini, è un cantiere di
elaborazioni teologiche; l'islâm, per principio, rifiuta ogni
innovazione teologica e cultuale, anche se nel corso della sua
storia, e ancor oggi, troviamo movimenti di pensiero che
mettono in discussione questo dogma.
Fede e comunità
Ciò che meraviglia, guardandoli da vicino,
è che i due sistemi religiosi, nella loro autonomia ed
originalità, funzionano abbastanza bene, a tal punto che
ognuno può dare ai propri fedeli la sicurezza di riconoscere
in essi la via per la loro condotta e per la loro salvezza. Ma
anche, in generale, di sentirsi bene, per i musulmani, nella
casa dell'islâm, e per i cristiani di trovarsi a loro agio
nella Chiesa.
In
questo gioco degli specchi, si impara anche ad approfondire la
propria conoscenza del cristianesimo, una conoscenza del
proprio atto di fede che si purifica e si chiarisce, in
qualche modo si perfeziona, nella conoscenza dell'altro.
Oltre ad una purificazione dell'immagine di Dio, questo
confronto, mi porta anche a precisare l'idea che ho dell'uomo,
dell'uomo vivente e incarnato, e in particolare della doppia
immanenza di Gesù Cristo nell'uomo e dell'uomo in Cristo,
significata molto bene nella parola stessa di Gesù:
"Rimanete in me e io in voi... Chi rimane in me e io in
lui, fa molto frutto" (Giov. 15,4.6).
Nel cristianesimo, l'uomo è definito come creato a immagine e
somiglianza di Dio, e non solo sottomesso a Dio (significato
etimologico della parola 'musulmano'). La sua vocazione
originale ed originaria è quella di essere chiamato a
diventare figlio nel Figlio di Dio, e non soltanto servitore
di Dio. Egli è certamente sottomesso a Dio, ma anche dimora
in Lui, e non è soltanto sottomesso a Dio senza avere la
possibilità di dimorare in Lui.
Dio fatto uomo in Gesù Cristo, rivela il Suo legame originale
con l'uomo e dell'uomo con Lui: l'uomo è tale per la forza
della creazione e per la grazia dell'Incarnazione, entrambe
offerte all'umanità, dalla nascita alla morte e anche oltre.
L'uomo cristiano è, dunque, colui che partecipa al mistero di
Dio nel quale trova la vita, l'esistenza e l'essere: più
difficile parlarne in questi termini in islâm, dove l'uomo
rimane sempre e comunque una creatura radicalmente distinta
dal suo creatore, e, senza alcuna ambiguità, ne è il
servitore sottomesso.
Conclusione
Questa lunga premessa ci è indispensabile
per seguire il filo degli articoli che appariranno lungo il
corso dell'anno nella nostra rivista.
Ci
aiuterà a situarci meglio di fronte alle attuali posizioni
dell'islâm - peraltro molto diversificate - al loro contesto
storico e teologico e, in particolare, a capire i meccanismi
che sottendono la realtà musulmana con la quale ognuno di
noi, oggi, è obbligato a confrontarsi.
Si tratta di trovare delle "chiavi di lettura" che
ci permettano di leggere e analizzare certi comportamenti e
reazioni del mondo islamico che possono, a volte, sconvolgerci
e anche traumatizzarci. Si tratta di poter capire, uscendo
dagli stereotipi costruiti da una storia millenaria di
rapporti fra le due religioni, l'incontro (e non lo scontro)
che ormai è avvenuto tra due civiltà costruite su una base
comune e non contrapposta che è quella della ricerca
dell'incontro con Dio e del posto dell'uomo in questa storia
che, oggi, cristiani e musulmani devono costruire insieme.
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